pensiero in migrazione

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21.10.06

APPELLO DEI RICHIEDENTI ASILO A MILANO

ricevo e pubblico immediatamente:
LANCIAMO UN APPELLO PER NON ESSERE DIMENTICATI !

Siamo giovani ragazzi e ragazze profughi, provenienti da diversi paesi africani Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan, da poco arrivati in Italia, per chiedere asilo politico e protezione.

Arriviamo da paesi dove attualmente esistono pesanti realtà politiche, economiche e sociali, causate principalmente da guerre, dittature e conflitti interni. Per poter salvare la nostra vita da continue repressioni politiche, imprigionamenti, maltrattamenti e persecuzione, siamo stati forzati a dover abbandonare le nostre case ed i nostri cari, sradicati dalla nostra terra.

Siamo partiti dal Sudan affrontando enormi sacrifici umani, umiliazioni e rischi personali. Siamo stati forzati ad attraversare il deserto del Sahara, con l’obbiettivo di arrivare in Libia, usando i più disperati mezzi di trasporto per affrontare un viaggio della durata di circa tre settimana con poca acqua ed un pugno di farina, costretti a dover assistere, durante il nostro tragitto, ad agghiaccianti immagini di tanti giovani che “non ce l’hanno fatta” e che sono rimasti lì, nel deserto, senza un nome ed una degna sepoltura.

Chi ha avuto la forza e la fortuna è riuscito a raggiungere la Libia (paese non firmatario della Convenzione di Ginevra), dove in parecchi casi è stato costretto a patire continue umiliazioni ed incarcerazioni arbitrarie. I pochi “fortunati”, per poter sopravivere, siamo stati costretti a lavorare in condizioni disumane con il timore di essere arrestati e rispediti nei rispettivi paesi di provenienza, mentre la maggioranza di noi è stata forzata a sborsare ingenti somme di denaro a taglieggiatori per poter raggiungere l’Italia.

Storie infinite di persone, per lo più giovani e ragazze madri con in braccio i propri figli, che spinti dalla disperazione abbiamo hanno scelto di salire in delle improvvisate carrette del mare per tentare di approdare nelle coste della Sicilia, mentre molti altri sfortunatamente “non ce l’hanno fatta” e sono rimasti inghiottiti nel Mar Mediterraneo.

Una volta arrivati in Italia, tutti siamo stati portati nel Centro di accoglienza temporanea di Crotone, dove abbiamo fatto richiesta di riconoscimento dello “status di asilo politico” alle Autorità Italiane, tramite la rappresentanza dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Profughi.

Alla maggioranza è stato riconosciuto lo status di “profughi per motivi umanitari” e consegnato un permesso di soggiorno della durata di un anno e a pochi altri quello “politico” che dura due anni, seguito ad interviste rapide, in molti casi durati circa 5 minuti, senza la possibilità da parte nostra, di poter esporre le ragioni delle nostre richieste.

Dopo una permanenza media di circa 4-6 settimane nel Centro di accoglienza, una volta che ci sono stati consegnati i “permessi di soggiorno”, gli operatori del Centro ci hanno invitato ad andare via senza una precisa indicazione nè riguardo il percorso che dovevamo seguire nè un supporto economico per far fronte ai problemi della sussistenza giornaliera. Alle nostre insistenti richieste di poter avere indicazioni a chi dovevamo rivolgerci ci è stato detto “…andate a Roma, Milano, li ci sono i nostri..….vi danno da mangiare e anche un posto dove poter dormire….e poi troverete lavoro…..noi qui non possiamo fare nulla per voi….” . Caricati su dei bus siamo stati portati davanti alla stazione dei treni ed invitati a salire. Dateci un biglietto del treno ?..….“nessun problema, fate vedere il vostro permesso di soggiorno.….” è stata la risposta.

Molti di noi, dopo un lungo viaggio ed una collezione di multe per essere saliti sui vari treni senza biglietto, sono arrivati a Milano. A chi si è rivolto all’Ufficio Stranieri del Comune di Milano per poter ottenere un alloggio presso i centri di accoglienza è stato detto, che per poter accedere a questi centri occorre avere un permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Milano, quello di Crotone non vale! Bene, a chi si è rivolto presso lo sportello della Questura la risposta è stata: occorre un luogo di residenza, una abitazione fissa a Milano per poter effettuare il cambio del permesso di soggiorno!

Siamo in piena estate, in molti sballottati e scaricati dagli enti preposti ad aiutarci, ci siamo rassegnati a dormire all’aperto nei giardini pubblici di P.ta Venezia, altri in strutture fatiscienti ed abbandonate nella periferia della città ed i più disperati tentare di trovare altre vie per poter andarsene via definitivamente. Tra le poche opportunità che abbiamo ottenuto è quello di poter usufruire dei pasti gratuiti presso le mense della Caritas (la domenica le mense sono chiuse per riposo) e la possibilità di poter fare una doccia una volta ogni 15 giorni!

Abbiamo perso dignità nei nostri paesi, attraversato il deserto del Sahara, patito la fame e visto la morte in faccia, alcuni di noi sono stati detenuti e malmenati per mesi dentro le famigerate carceri di Gheddafi, abbiamo cercato di attraversare il Mediterraneo con il rischio di non vedere più la “terra promessa” con il rischio di essere inghiottiti dalle onde e sbranati dai pescecani. Ma siccome ci consideriamo tra coloro che “ce l’hanno fatta” è persone responsabili che hanno tanta voglia di vivere, fiduciosi nelle nostre forze, siamo andati alla ricerca di un posto di lavoro nel territorio. Le poche agenzie interinali che hanno aperto le loro porte, ci chiedono: dove abiti, hai una carta d’identità? No! Torna appena ti sarai sistemato, che un posto lo troviamo! Mentre nel frattempo, i controllori dei biglietti dell’ATM, continuano a staccare tagliandi di multe salate, a persone che hanno solo un nome, ma non una fissa dimora!

L’estate è finita, siamo in pieno autunno e tra poco arriva il freddo inverno, che molti di noi non conoscono. Nei luoghi dove siamo costretti a vivere l’acqua, la luce il gas sono un sogno. Ogni tanto le pattuglie dei Carabinieri arrivano presso i luoghi dove di “riposiamo” per dirci che dobbiamo andarcene via, ma il “dove” non si sa!
Negli ultimi giorni, diversi canali televisi ed alcuni giornali locali, in più occasioni hanno messo a fuoco la nostra situazione di gente emarginata ed abbandonata a se stessa.
Iniziamo a renderci conto che le Istituzioni non si vogliono assumersi la responsabilità di affrontare e risolvere il nostro disagio, di persone che hanno chiesto asilo politico e protezione in Italia.

Pertanto chiediamo e ci appelliamo alle Istituzioni, agli Enti preposti, alle Forze politiche e Sindacali, alle Associazione del Volontariato e della protezione civile perché se ne occupino della nostra situazione, di persone che abbiamo chiesto protezione ed asilo politico allo Stato Italiano.

Per cui chiediamo :
l’applicazione delle norme riguardanti ai richiedenti asilo politico, previsti dalla legge approvata da Parlamento;
il riconoscimento del pieno titolo dello status di profughi politici;
un documento di viaggio che attesti il nostro status;
l’assegnazione di luoghi dove poter alloggiare;
avere un percorso che possa aiutarci ad inserirci nella realtà del mondo del lavoro in Italia;
l’opportunità di poter accedere a corsi di formazione e mandare a scuola i nostri bambini.


Comitato di Coordiamento
Profughi richiedenti asilo politico a Milano

19 ottobre 2006

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