pensiero in migrazione

PENSIEROinMIGRAZIONE propone punti di vista, argomenti, approfondimenti, appunti sulle trasformazioni sociali e umane suscitate dai processi migratori, proposte per combattere il razzismo e la xenofobia con gli strumenti della rivoluzione nonviolenta e dello scambio interculturale

8.3.07

CEMENTO e DOLORE

ricevo da Bologna e pubblico, condividendo:
 
      all’attenzione del sindaco Sergio Cofferati
 
Abbiamo appreso che lei vuole fare pagare i danni dell’asfalto ai manifestanti di sabato scorso contro il Cpt di via Mattei. Noi ci offriamo invece di utilizzare i nostri prossimi giorni liberi per riparare quegli sfregi – simbolici più che altro – all’asfalto. Sia chiaro: lavoro volontario e gratuito.
 
Perché questa offerta? Non siamo particolarmente turbati dalla buca in via Mattei [a Bologna ce ne sono un bel po’] o dai lievi fastidi che qualche automobilista potrebbe ricavarne… [ben più gravi i danni che le auto ogni giorno fanno gli umani]. No, dichiariamo subito che nostra intenzione è evitare che alcuni di coloro che hanno manifestato contro i Cpt siano costretti a pagare una multa o peggio a subire un processo. Ci sono già a Bologna denunce per chi ha “smontato” un Cpt e orgogliosamente [lo striscione era in testa al corteo] dichiara “lo rifarei”. Noi firmatari non abbiamo partecipato materialmente a quel tentativo di “smontaggio” ma siamo pienamente dalla parte di chi – a viso aperto – lo fece: fa parte di una prassi nonviolenta [avrà signor sindaco sentito parlare di Gandhi, Capitini, Dolci, King] che è «antica come le montagne» disobbedire a leggi che si ritengono moralmente inaccettabili. 
 
Senza farla troppo lunga signor sindaco, se lei accetta noi siamo disponibili a lavorare, praticamente da subito e anzi a trovare altri volontari e volontarie per aggiustare quelle buche. Ci permettiamo solo di chiedere [a lei o forse a qualche assessore che ne ha la competenza] che in cambio di questo lavoro gratuito sia concesso a uno scultore  – che noi ci impegniamo a trovare, se lei ci incoraggia – di realizzare gratuitamente nei pressi del Cpt o in altro luogo di Bologna un piccolo monumento – potrebbe persino bastare una lacrima - al dolore di chi migra. Sotto il monumento certo occorre trovare una frase adatta: lei che ne direbbe dei versi scritti da Emma Lazarus [ha presente? Se vuole gliene inviamo copia] sotto la statua della libertà a New York? Oppure delle 6 paroline – ricorda? - che lo scrittore svizzero Max Frisch volle regalare a tutti noi, proprio quando nel suo Paese una indecente gazzarra razzista si scatenava contro gli emigrati in generale e gli italiani in particolare?
 
Ringraziandola dell’attenzione, attendiamo una sua risposta. Ove non arrivasse ci presenteremo nei prossimi giorni con cazzuola e carriola alla segreteria del suo ufficio per chiedere appuntamento e prendere gli accordi del caso. Se la sua vecchia professione di sindacalista fosse “turbata” dall’idea di consentirci un lavoro gratuito ci permettiamo di ricordarle “gli scioperi a rovescia” che nel dopoguerra la Cgil di Di Vittorio – ricorda? -  mise in atto.           
 
     PRIMI FIRMATARI (in ordine alfabetico)
Daniele Barbieri, Fabiola Ledda, Alberto Masala, Simona Vinci, Leonardo Tancredi, Marco Trotta 
       Inviare le adesioni a nad3824@iperbole.bologna.it

1.2.07

MAROCCO: ANCORA DEPORTAZIONI DI MIGRANTI AFRICANI. IL MANDANTE E’ L’U.E.

Giungono ancora notizie di raid e deportazioni di cittadini dell’Africa subsahariana.
Dal 30 gennaio 2007 a Casablanca sono stati arrestati 130 migranti, costretti a salire su dei bus che li hanno trasferiti a Qujda e da lì sino alla frontiera con l’Algeria; ad almeno 12 persone sono stati stracciati i documenti rilasciati loro dall’UNHCR. Tra loro vi sono anche donne e bambini.

Una rete di attivisti marocchini ha lanciato un appello per realizzare un incontro il 10 febbraio e richiedono un sostegno transnazionale per lottare contro le politiche dell’ U.E., affinché -perlomeno – l’opinione pubblica dell’Europa sappia ciò che sta avvenendo ai suoi confini, a causa delle inumane legislazioni anti-immigrati e dei criminali accordi stipulati con i peggiori regimi presenti nei paesi di transito

UNIVERSITÀ MIGRANTE

sei attivo/a in un’associazione di immigrati o vorresti crearne una?

fai volontariato in ambito interculturale o ti piacerebbe farlo?

vuoi promuovere l’associazionismo antirazzista?

allora… ecco quel che fa per te:

corso di formazione gratuito per animatori e promotori dell’associazionismo migrante e antirazzista e del volontariato interculturale

25 INCONTRI SETTIMANALI, DAL 3 APRILE AL 20 NOVEMBRE 2007

un’occasione unica per acquisire strumenti culturali e metodologici utili nell’accompagnare la nascita e lo sviluppo di aggregazioni di immigrati e nativi antirazzisti che desiderano sperimentare nuove forme di convivenza e cittadinanza attiva.

L’associazione interculturale Todo Cambia ha ideato za questo corso perché la conoscenza, la condivisione dei saperi e il lavoro volontario sono formidabili “ami di costruzione di massa”. È urgente imparare a usarle!

Un viaggio che parte dalla scoperta delle basi del pensiero antirazzista e dei movimenti di liberazione dal colonialismo per muoversi verso una presa di coscienza dell’eredità colonialista dei “nativi europei” e dell’eredità da colonizzato dei “non europei”.

Studieremo insieme la storia, in modo non accademico e creativo, per ripensarla nell’attualità. Parleremo delle teorie razziste e del colonialismo, nel mondo e in Italia, delle teorie e del le pratiche antirazziste e dei movimenti di decolonizzazione; studieremo i modelli di convivenza delle società di accoglienza e i motivi del loro fallimento, per arrivare ad approfondire le esperienze e le metodologie dell’associazionismo migrante. Infine, proveremo a delineare insieme un’’idea del tutto nova… quella della “cittadinanza globale”.

Il corso è gratuito per i volontari e aspiranti volontari, collaboratori professionali, ed è aperto anche a consulenti o dipendenti di organizzazioni di volontariato residenti o operanti nella provincia di Milano..
Per partecipare non occorre alcun titolo di studio o preparazione specifica.

I docenti sono studiosi e professionisti che provengono da esperienze dirette di immigrazione o dal campo dell’associazionismo. Il corso è basato sulla partecipazione attiva degli allievi, l’interazione continua tra pensieri e pratiche e sul confronto tra docenti immigrati e italiani.

Il corso è a cura dall’Associazione Interculturale Todo Cambia ed è promosso dal Centro di Servizio per il Volontariato per la Provincia di Milano.

Si avvale della collaborazione delle associazioni Movimento cittadini dal mondo, Al Qafila, Dimensioni diverse, El Carrete, Asociacion Cultural de Chile, Naga e CRIC.

Gli incontri si svolgeranno tutti di martedì dalle ore 20 alle 22, in Via Adige 11 a Milano

(sede Arci provinciale)


Questa iniziativa è parte delle attività formative promosse dal Centro servizi per il volontariato di Milano - Associazione CIESSEVI

Per accedere ai corsi di formazione è necessario iscriversi, fino a 7 giorni prima della data di avvio del corso, compilando il modulo on line sul sito www.ciessevi.org o inviando la scheda via fax allo 02/45475458.

Per ulteriori informazioni pratiche Contattate la tutor di Università Migrante, dott. Marta Rubolini,(tel. 333 2451580; email: marta.rubolini@gmail.com)

31.1.07

BLACK ITALIANS, 39 STORIE METICCE

Ricevo da Daniele Barbieri e pubblico la seguente interessante recensione

Anche chi poco s’appassiona di sport si sarà imbattuto almeno una volta in Fiona May. Grande saltatrice in maglia azzurra ma nota anche per le lacrime e il «Gianni ti amo» in diretta tv dopo il titolo vinto nei mondiali del 2001. Di questa sua spontaneità nessuno le fa colpa. Qualche frecciata invece meriterebbe la banalità dei cronisti sportivi che per oltre 10 anni non si sono persi occasione per ripetere che la May ha «gambe da gazzella». Dietro la frase fatta il sospetto che vi sia una punta di razzismo. Come confermano molti altri episodi simili, o peggiori, in campo sportivo.
La saltatrice anglo-giamaicana ha acquisito la nazionalità italiana per matrimonio (in fretta, forse per qualche pressione della Federazione di atletica]). Altri «Black Italians: atleti neri in maglia azzurra - così titola questo bel libro edito da Palombi – sono cresciuti o nati qui eppure quel colore della pelle, così poco consueto da noi, ancora inquieta qualcuno. Ha voluto prendere di petto la questione Mauro Valeri: sociologo e psico-terapeuta, appassionato di sport e con una piacevole scrittura, ha diretto l’Osservatorio nazionale sulla xenofobia per 4 anni. Questo libro, come il precedente, è anche un omaggio al figlio Davide, insultato perché meticcio.

Sono 39 le storie – di uomini per lo più - che Valeri propone. La scelta è semplice: tutte/i hanno indossato la maglia azzurra o vinto titoli importanti in Italia: 10 per meriti pugilistici, 19 nell’atletica leggera e 10 in vari sport [2 nel basket, 2 nel calcio, 2 nel cricket e 4 in sport decisamente meno noti]. E neanche sono tutti: manca a esempio il cestista Carlton Myers che all’olimpiade di Sidney fu il porta-bandiera. Neri, beige o quasi bianchi… ma tutti “black” per Valeri perché quel che gli interessa non è evidentemente il pigmento ma l’idea che esista anche in Italia «un linea del colore» oltre la quale scatta il pregiudizio.

E quasi tutti questi protagonisti con il razzismo, aperto o strisciante, hanno dovuto fare i conti. L’ostacolista Ashraf Saber, nato in Italia, ma con padre egiziano come Michele gamba, cognome italiano ma «meticcio» per madre; il giovanissimo Kvin Ojiaku e l’oriundo Marcelo Damiao; il figlio di un migrante [ma nato e cresciuto a Bologna] come Ali Abdulwahed Kaja e Mouhaned Ali El Adibo detto Momo, pure bolognese ma «sono un bastardo» si definisce con ironia. Chissà se per quelli che vaneggiano di radici e razze – magari rivestite di etichette più ipocrite - vanno considerati italiani doc Koura Kaba Fantoni, arrivato qui quando aveva 2 anni, e Sara Sow che è nata in Emilia ma da padre sengalese.

Storie scavate a fondo ma sempre inquadrate in un contesto molto più ampio del presente [gustosa la scoperta di atleti neri in maglia azzurra… addirittura nel 1924] e oltre i confini, pur così ampi, dello sport.

Questo libro va letto assieme a «La razza in campo. Per una storia della rivoluzione nera nel calcio» [Edup, 2005] di cui Carta ha già parlato e al successivo testo di Valeri, passato un po’ inosservato, «Rapporto su razzismo e antirazzismo nel calcio» [Panafrica, 2006]. Forse il primo titolo non vi pare politicamente corretto ma ricordava l’autore - citando Cornel West - «la razza continua a contare per i razzisti e anche per i razzializzati». Le 688 pagine di «La razza in campo» mantenevano quel che era promesso nel titolo e in quarta di copertina, «aiutare a comprendere fenomeni sociali» attraverso la storia del calcio. Poche le storie note [Pelè o Eusebio] tante le dimenticate: da Josè Lendro Andrade all’ultimo gol del 37enne Obdulio Varala o al «black italian» Joseph Dayo Oshadogan, primo a indossare la maglia Under 21 ma anche vittima degli insulti razzisti di un arbitro. Se faticate a trovarli si possono ordinare all’indirizzo panafrica@tiscali.it .

Molto sport e storie di vita ma anche società, politica, economia in «La razza in campo» come nelle 382 pagine di «Black Italians»: il martire Biko e il poeta Aimè Cesaire, i marrons [gli schiavi fuggitivi], la rivolta di Zumbi nel 1695, la strage di algerini a Parigi nel 1961, il rogo che uccise il 22 maggio 1979 a Roma il somalo Hamed Alì Jamal. Tre bei libri di sport e di storia sociale dunque. Da leggere e da far girare. Qui a Carta abbiamo già avanzato la nostra proposta e ora… la triplichiamo: sarebbe bello che per i «buu» [o molto peggio] razzisti dei tifosi le società invece di pagar la multa alla Federcalcio fossero obbligate a regalare, che so, 12 mila copie di questi libri alle biblioteche e alle associazioni sportive come a quelle culturali.



14.1.07

TRAGEDIA COLPISCE LA COMUNITA' DEL BANGLADESH DI ROMA

La scorsa notte in un palazzo di via Buonarroti nel quartiere Esquilino a Roma si è consumata una tragedia che ha visto la morte di una giovane donna del Bangladesh e di suo figlio di otto anni, gettatisi dal quarto piano nell’estremo tentativo di sfuggire alle fiamme che avevano invaso la loro stanza. Quello che alcuni organi di stampa si sono affrettati a definire un “incidente”, sarebbe al contrario secondo le testimonianze dell’altro figlio della vittima e degli altri abitanti dell’appartamento la conseguenza tragica di un folle gesto di un’altra inquilina dell’appartamento, che sarebbe stata vista appiccare il fuoco alla porta della stanza in cui Mery e i suoi figli abitavano, e nella quale stavano vedendo la televisione.
Numerosi immigrati del Bangladesh e di altri paesi, insieme con le associazioni antirazziste e i comitati di lotta per la casa, avevano dunque deciso di dare vita ad un presidio all’angolo tra piazza Vittorio e via Buonarroti, per chiedere accurate indagini e accertare le responsabilità, e per solidarizzare con il marito e il figlio superstite che nel frattempo avevano reso le loro dichiarazioni davanti ai Carabinieri, quando il presidio è stato inspiegabilmente caricato in maniera violenta dalle forze dell’ordine presenti sul posto. Ci chiediamo chi abbia dato l’ordine di attaccare in maniera così violenta i manifestanti, tra cui donne e bambini, accanendosi poi contro alcuni dei presenti, che numerosi hanno dovuto ricorrere alle cure dei medici: un comportamento del quale chiameremo le autorità a rispondere.

E’ possibile che la città di Roma non senta più la necessità di accertare la verità e di chiedere giustizia, e che chi lo chieda, ancora sotto shock per l’accaduto, riceva manganellate al posto di risposte? Nei prossimi giorni la comunità del Bangladesh organizzerà una cerimonia pubblica per ricordare la giovane Mery e suo figlio, non facciamoli sentire soli.

Associazione del Bangladesh in Italia; Associazione Senza confine; ARCI Roma

Roma, 13 gennaio 2007

5.1.07

A 5 GIORNI DALL'INCENDIO DEL CAMPO DI VIA TRIBONIANO

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL SEGUENTE COMUNICATO, CONDIVIDENDONE COMPLETAMENTE I CONTENUTI

A cinque giorni dall’incendio che ha distrutto circa un terzo del campo di Via Triboniano e in attesa, nel giro di qualche settimana, della realizzazione di quanto promesso dal Comune, ossia la collocazione di una trentina di container (nulla di più di quanto previsto già il 19 dicembre, ben prima quindi dell’incendio) per chi ha avuto la propria abitazione distrutta, molte persone sono costrette a passare la notte dormendo nelle automobili parcheggiate nelle adiacenze del campo o all’adiaccio accanto a qualche fuoco.
La maggior parte delle persone interessate dall’incendio ha trovato ospitalità nelle baracche scampate allo stesso: un’area quindi già ad altissima concentrazione abitativa ha visto ulteriormente crescere la sua densità. La naturale solidarietà che ha consentito ai più di avere comunque un riparo, seppure temporaneamente, non deve esimere le istituzioni a cercare una soluzione condivisa, e rapida, con gli abitanti del campo per le decine di persone che tale riparo non hanno. Una soluzione che consenta a chi ha avuto distrutta la propria precaria abitazione di superare queste settimane, mantenendo uniti i nuclei familiari, in modo, tra l’altro, da consentire la ripresa dell’anno scolastico ai bambini la meno traumatica possibile.

4 GENNAIO 2007

Per contatti: Ivan Moschetti 328 96 87 762

naga Associazione Volontaria di Assistenza Socio-Sanitaria e per I Diritti di Stranieri e Nomadi - ONLUS20136 MILANO – Via Zamenhof, 7 - Tel. 0250102597 - Fax 02 8392927 - C.F. 97058050150 P.IVA 10182790153Indirizzo Internet: www.naga.it E-Mail: naga@naga.it

26.11.06

IGIABA IGI SU SOMALIA E CORNO D'AFRICA

ricevo da igiaba Igi e pubblico:
vi vorrei fare il punto di quello che sta succedendo nel Corno, a nessuno sembra fregare nulla, le potenze si sono messe sul palco d'onore a guardare, i gregari intanto forniscono armi, i media sono occupati della cassaforte del Medio Oriente. Intanto Melis Zenawi, il famigerato dittatore etiope (che vi ricordo è nemico di tutti (soprattutto della sua gente... ricordate quando ha fatto sterminare gli studenti? In Italia la notizia è arrivata, poi chissà perchè è stata soffocata)... Zenawi ha fatto sparire tantissimi oppositori. La tortura è all'ordine del giorno. Qui non se ne parla (Ti dicono che è un moderato!). Ha detto che "l'Etiopia e' pronta a difendersi dalla minaccia islamista che arriva dalla Somalia e per farlo non ha bisogno di un eventuale via libera della comunita internazionale". I preparativi della guerra sono fatti. Presto la violenza soffierà sul Corno. Io non amo le corti islamiche. Non mi piace il loro modo di imbrigliare i diritti dell'uomo e soprattutto della DONNA. Però così, con uno Zenawi aramato fino ai denti, la gente somala farà quadrato intorno a loro. Rischiamo davvero l'innimaginabile. Le guerre non servono mai.... Penso alle mie zie malate, una nuova esclation di violenza per loro significherà una morte sicura. Stanno troppo male per essere trasportate, per scappare. Una zia (era una roccia ai suoi tempi!) non ha più l'uso delle gambe. L'unica cosa che posso fare è cercare il signore a Termini che fa arrivare i soldi in Somalia....e sperare che magari i parenti si decidano ad andare da qualche parte prima che cominci il casino. A volte, vi dirò, è difficile fare una vita normale con il pensiero fisso che: 1) non rivedrai mai più i tuoi cari; 2) che non sai come cavolo aiutarli; 3) che sei impotente 4) che alla fine il tuo destino è già scritto, maktoub direbbero gli arabi... non da Allah, ma dalle multinazionali delle armi. Sono sconcertata. Molto arrabbiata. In generale penso che oggi è la Somalia, domani non so......qualche paese asiatico o l'America latina.... Sono molto triste. La Somalia è davvero troppo sfigata. Vi consiglio ogni tanto di andare a vedere il sito http://www.hiiraan.com/ Ci sono anche articoli in inglese che potete leggere. La Somalia sta per diventare come il Congo... una nuova guerra africana uin cui ci stanno dentro tutti. Non so cosa possiamo fare...forse nulla.. per impedirlo. Sapere qualcosa sarebbe già un inizio però.