pensiero in migrazione

PENSIEROinMIGRAZIONE propone punti di vista, argomenti, approfondimenti, appunti sulle trasformazioni sociali e umane suscitate dai processi migratori, proposte per combattere il razzismo e la xenofobia con gli strumenti della rivoluzione nonviolenta e dello scambio interculturale

31.1.07

BLACK ITALIANS, 39 STORIE METICCE

Ricevo da Daniele Barbieri e pubblico la seguente interessante recensione

Anche chi poco s’appassiona di sport si sarà imbattuto almeno una volta in Fiona May. Grande saltatrice in maglia azzurra ma nota anche per le lacrime e il «Gianni ti amo» in diretta tv dopo il titolo vinto nei mondiali del 2001. Di questa sua spontaneità nessuno le fa colpa. Qualche frecciata invece meriterebbe la banalità dei cronisti sportivi che per oltre 10 anni non si sono persi occasione per ripetere che la May ha «gambe da gazzella». Dietro la frase fatta il sospetto che vi sia una punta di razzismo. Come confermano molti altri episodi simili, o peggiori, in campo sportivo.
La saltatrice anglo-giamaicana ha acquisito la nazionalità italiana per matrimonio (in fretta, forse per qualche pressione della Federazione di atletica]). Altri «Black Italians: atleti neri in maglia azzurra - così titola questo bel libro edito da Palombi – sono cresciuti o nati qui eppure quel colore della pelle, così poco consueto da noi, ancora inquieta qualcuno. Ha voluto prendere di petto la questione Mauro Valeri: sociologo e psico-terapeuta, appassionato di sport e con una piacevole scrittura, ha diretto l’Osservatorio nazionale sulla xenofobia per 4 anni. Questo libro, come il precedente, è anche un omaggio al figlio Davide, insultato perché meticcio.

Sono 39 le storie – di uomini per lo più - che Valeri propone. La scelta è semplice: tutte/i hanno indossato la maglia azzurra o vinto titoli importanti in Italia: 10 per meriti pugilistici, 19 nell’atletica leggera e 10 in vari sport [2 nel basket, 2 nel calcio, 2 nel cricket e 4 in sport decisamente meno noti]. E neanche sono tutti: manca a esempio il cestista Carlton Myers che all’olimpiade di Sidney fu il porta-bandiera. Neri, beige o quasi bianchi… ma tutti “black” per Valeri perché quel che gli interessa non è evidentemente il pigmento ma l’idea che esista anche in Italia «un linea del colore» oltre la quale scatta il pregiudizio.

E quasi tutti questi protagonisti con il razzismo, aperto o strisciante, hanno dovuto fare i conti. L’ostacolista Ashraf Saber, nato in Italia, ma con padre egiziano come Michele gamba, cognome italiano ma «meticcio» per madre; il giovanissimo Kvin Ojiaku e l’oriundo Marcelo Damiao; il figlio di un migrante [ma nato e cresciuto a Bologna] come Ali Abdulwahed Kaja e Mouhaned Ali El Adibo detto Momo, pure bolognese ma «sono un bastardo» si definisce con ironia. Chissà se per quelli che vaneggiano di radici e razze – magari rivestite di etichette più ipocrite - vanno considerati italiani doc Koura Kaba Fantoni, arrivato qui quando aveva 2 anni, e Sara Sow che è nata in Emilia ma da padre sengalese.

Storie scavate a fondo ma sempre inquadrate in un contesto molto più ampio del presente [gustosa la scoperta di atleti neri in maglia azzurra… addirittura nel 1924] e oltre i confini, pur così ampi, dello sport.

Questo libro va letto assieme a «La razza in campo. Per una storia della rivoluzione nera nel calcio» [Edup, 2005] di cui Carta ha già parlato e al successivo testo di Valeri, passato un po’ inosservato, «Rapporto su razzismo e antirazzismo nel calcio» [Panafrica, 2006]. Forse il primo titolo non vi pare politicamente corretto ma ricordava l’autore - citando Cornel West - «la razza continua a contare per i razzisti e anche per i razzializzati». Le 688 pagine di «La razza in campo» mantenevano quel che era promesso nel titolo e in quarta di copertina, «aiutare a comprendere fenomeni sociali» attraverso la storia del calcio. Poche le storie note [Pelè o Eusebio] tante le dimenticate: da Josè Lendro Andrade all’ultimo gol del 37enne Obdulio Varala o al «black italian» Joseph Dayo Oshadogan, primo a indossare la maglia Under 21 ma anche vittima degli insulti razzisti di un arbitro. Se faticate a trovarli si possono ordinare all’indirizzo panafrica@tiscali.it .

Molto sport e storie di vita ma anche società, politica, economia in «La razza in campo» come nelle 382 pagine di «Black Italians»: il martire Biko e il poeta Aimè Cesaire, i marrons [gli schiavi fuggitivi], la rivolta di Zumbi nel 1695, la strage di algerini a Parigi nel 1961, il rogo che uccise il 22 maggio 1979 a Roma il somalo Hamed Alì Jamal. Tre bei libri di sport e di storia sociale dunque. Da leggere e da far girare. Qui a Carta abbiamo già avanzato la nostra proposta e ora… la triplichiamo: sarebbe bello che per i «buu» [o molto peggio] razzisti dei tifosi le società invece di pagar la multa alla Federcalcio fossero obbligate a regalare, che so, 12 mila copie di questi libri alle biblioteche e alle associazioni sportive come a quelle culturali.



14.1.07

TRAGEDIA COLPISCE LA COMUNITA' DEL BANGLADESH DI ROMA

La scorsa notte in un palazzo di via Buonarroti nel quartiere Esquilino a Roma si è consumata una tragedia che ha visto la morte di una giovane donna del Bangladesh e di suo figlio di otto anni, gettatisi dal quarto piano nell’estremo tentativo di sfuggire alle fiamme che avevano invaso la loro stanza. Quello che alcuni organi di stampa si sono affrettati a definire un “incidente”, sarebbe al contrario secondo le testimonianze dell’altro figlio della vittima e degli altri abitanti dell’appartamento la conseguenza tragica di un folle gesto di un’altra inquilina dell’appartamento, che sarebbe stata vista appiccare il fuoco alla porta della stanza in cui Mery e i suoi figli abitavano, e nella quale stavano vedendo la televisione.
Numerosi immigrati del Bangladesh e di altri paesi, insieme con le associazioni antirazziste e i comitati di lotta per la casa, avevano dunque deciso di dare vita ad un presidio all’angolo tra piazza Vittorio e via Buonarroti, per chiedere accurate indagini e accertare le responsabilità, e per solidarizzare con il marito e il figlio superstite che nel frattempo avevano reso le loro dichiarazioni davanti ai Carabinieri, quando il presidio è stato inspiegabilmente caricato in maniera violenta dalle forze dell’ordine presenti sul posto. Ci chiediamo chi abbia dato l’ordine di attaccare in maniera così violenta i manifestanti, tra cui donne e bambini, accanendosi poi contro alcuni dei presenti, che numerosi hanno dovuto ricorrere alle cure dei medici: un comportamento del quale chiameremo le autorità a rispondere.

E’ possibile che la città di Roma non senta più la necessità di accertare la verità e di chiedere giustizia, e che chi lo chieda, ancora sotto shock per l’accaduto, riceva manganellate al posto di risposte? Nei prossimi giorni la comunità del Bangladesh organizzerà una cerimonia pubblica per ricordare la giovane Mery e suo figlio, non facciamoli sentire soli.

Associazione del Bangladesh in Italia; Associazione Senza confine; ARCI Roma

Roma, 13 gennaio 2007

5.1.07

A 5 GIORNI DALL'INCENDIO DEL CAMPO DI VIA TRIBONIANO

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL SEGUENTE COMUNICATO, CONDIVIDENDONE COMPLETAMENTE I CONTENUTI

A cinque giorni dall’incendio che ha distrutto circa un terzo del campo di Via Triboniano e in attesa, nel giro di qualche settimana, della realizzazione di quanto promesso dal Comune, ossia la collocazione di una trentina di container (nulla di più di quanto previsto già il 19 dicembre, ben prima quindi dell’incendio) per chi ha avuto la propria abitazione distrutta, molte persone sono costrette a passare la notte dormendo nelle automobili parcheggiate nelle adiacenze del campo o all’adiaccio accanto a qualche fuoco.
La maggior parte delle persone interessate dall’incendio ha trovato ospitalità nelle baracche scampate allo stesso: un’area quindi già ad altissima concentrazione abitativa ha visto ulteriormente crescere la sua densità. La naturale solidarietà che ha consentito ai più di avere comunque un riparo, seppure temporaneamente, non deve esimere le istituzioni a cercare una soluzione condivisa, e rapida, con gli abitanti del campo per le decine di persone che tale riparo non hanno. Una soluzione che consenta a chi ha avuto distrutta la propria precaria abitazione di superare queste settimane, mantenendo uniti i nuclei familiari, in modo, tra l’altro, da consentire la ripresa dell’anno scolastico ai bambini la meno traumatica possibile.

4 GENNAIO 2007

Per contatti: Ivan Moschetti 328 96 87 762

naga Associazione Volontaria di Assistenza Socio-Sanitaria e per I Diritti di Stranieri e Nomadi - ONLUS20136 MILANO – Via Zamenhof, 7 - Tel. 0250102597 - Fax 02 8392927 - C.F. 97058050150 P.IVA 10182790153Indirizzo Internet: www.naga.it E-Mail: naga@naga.it