pensiero in migrazione

PENSIEROinMIGRAZIONE propone punti di vista, argomenti, approfondimenti, appunti sulle trasformazioni sociali e umane suscitate dai processi migratori, proposte per combattere il razzismo e la xenofobia con gli strumenti della rivoluzione nonviolenta e dello scambio interculturale

26.2.06

PER UN’AGENDA DI LAVORO

Battersi per un radicale cambiamento dell’attuale legislazione in tema di immigrazione , a livello italiano ed europeo, rivendicare la libertà di circolazione delle persone, contrastare la violenza e all'arbitrio degli stati europei, sostenendo attivamente tutte le lotte per il diritto alla vita alla libertà e al lavoro per tutti i migranti, è il primo passo per riguadagnare la dignità e la civiltà che vengono calpestate da leggi infami e liberticide. È un passo da cercare di compiere collettivamente, attraverso un capillare e reticolare movimento di resistenza, di opposizione, ma soprattutto di cittadinanza attiva e condivisa.
Queste sono vere e proprie urgenze, “obiettivi minimi” si sarebbe detto un tempo…
Ma tale impegno immediato, non deve mettere in ombra la prospettiva utopica concreta della costruzione di una comunità umana senza frontiere, muri, reticolati (fisici e mentali). Lavorare su questa prospettiva di lunga durata è il compito più complesso ma , in fin dei conti, l’unico sensato, l’unico per il quale valga davvero la pena darsi tanto da fare….

I MURI SONO FATTI PER ESSERE SCAVALCATI

Quel che ho imparato in questi anni di attivismo/volontariato/passione antirazzista e interculturale è scritto qui:

MIGRARE
per amore
per incertezza
o coraggio
per caso
o per dolore
per irrefrenabile curiosità
per paura
per ottimismo
o per viltà
per disperazione
o per fame
o per scommessa
a volte
si può andar via
e cercare
una strada.
questo è migrare:
semplicemente migrare
è andare
e andando cambiare

facendo qualche passo a fianco di chi è in cammino, non da turista ma da migrante, sono cambiato profondamente, o, cercando di assumere i molteplici punti di vista di chi arriva in Italia da straniero, ho aperto gli occhi su un mondo che è completamente diverso da come me l’avevano fatto immaginare i film, i romanzi…
Sandro Mezzadra ha sintetizzato concetti simili, mi sembra, in altri termini: “Benché condizionata da fattori oggettivi,la decisione di migrare è al tempo stesso una scelta di soggetti liberi e attivi, la cui condizione è oggi paradigmatica di contraddizioni e trasformazioni sociali che non riguardano soltanto loro”. Sandro ha scritto un bellissimo libro su questi argomenti. Breve ma bello denso: “Diritto di fuga. Migrazioni, cittadinanza, globalizzazione”. È edito da Ombre Corte. Leggetelo! Sono solo 133 pagine, ma tutte ben pensate.
Volendo si può parlare, come fanno alcuni sociologi o demografi “illuminati”, delle migrazioni internazionali come di un “fenomeno”. Questi professori ci spiegano che le migrazioni sono divenute un elemento strutturale e permanente del sistema economico mondiale e costituiscono l'espressione più manifesta dello "sviluppo ineguale" tra i Nord e i Sud del pianeta.
Ma gli studiosi troppo spesso dimenticano che i migranti sono persone, ciascuna con storia, motivazioni, sogni, successi e fallimenti… tutti diversi.
D’altra parte, mi sembra, quasi tutti gli studi sui pocessi migratori sottovalutano le conseguenze e le implicazioni dei flussi migratori per le società “di arrivo”, in particolare per quanto riguarda l’impatto sulle mentalità e i comportamenti dei nativi, o autoctoni. O, più precisamente, li considerano solo in termini negativi, enfatizzando le difficoltà e i rischi, guardandosi bene dal suggerire soluzioni positive.
Io vorrei, principalmente, occuparmi di questi ultimi aspetti, dicendo la mia, offrendo indicazioni di approfondimento, tramite recensioni, segnalazioni e testimonianze.
Sono convinto che l’attuale pensiero dominante in materia che, quando “va bene”, non si spinge oltre l’idea di “integrazione” dei nuovi arrivati, in termini fondamentalmente assimilazionisti e, quindi, neo-coloniali. Si tratta di un pensiero e una pratica deleteria: non solo nei confronti degli immigrati ma anche per l’insieme della società, danneggiando – in ultima istanza – anche i nativi.
Per questo, vorrei concentrarmi sulla ricerca di altre strade, sulla proposizione e sperimentazione di possibili alternative.