pensiero in migrazione

PENSIEROinMIGRAZIONE propone punti di vista, argomenti, approfondimenti, appunti sulle trasformazioni sociali e umane suscitate dai processi migratori, proposte per combattere il razzismo e la xenofobia con gli strumenti della rivoluzione nonviolenta e dello scambio interculturale

19.5.06

IMMIGRATI IN ITALIA: TRA CAMPAGNE ELETTORALI E MOVIMENTO

Accade ovunque: le campagne elettorali sono i periodi col più alto tasso di bugie, promesse fasulle, omissioni e… cattiverie. Nella patria di Pinocchio si raggiungono livelli stratosferici (e le campagne elettorali durano un’eternità!). Si è appena conclusa la campagna per le elezioni politichee siamo già nel pieno di quelle amministrative, per i comuni e i sindaci, che a Milano assumono particolare rilevanza. Per i cittadini non europei, che già subiscono la negazione del diritto di voto, si aggiunge la beffa: quasi nessun politico si esime dal prenderli in giro o denigrarli. Gli esponenti di destra sono in cima alla classifica, ma anche altri vogliono piazzarsi nella top-ten dei politicanti anti-immigrati. Discorsi demagogici, silenzi, giri di parole incomprensibili, dichiarazioni insensate e menzogne hanno scandito gli ultimi mesi, che sono stati anche quelli della maxi-ipocrisia delle procedure per il “decreto flussi”. Migliaia di immigrati in coda agli uffici postali hanno tentato di utilizzare questa possibilità (l’unico incerto varco che consente di superare legalmente le frontiere italiane, blindate dalla legge Bossi-Fini). Verrebbe da parlare di “segreto di Pulcinella” se non sapessimo che da questa pessima faccenda dipende la stessa speranza di vita di tante persone…
Infatti, il “decreto flussi” (un complicato e assurdo meccanismo, introdotto ai tempi dei ministri Turco e Napolitano e reiterato ogni anno, che stabilisce quanti lavoratori stranieri residenti all’estero possono accedere al mercato del lavoro italiano, sulla base delle richieste dei padroni nostrani, definendo di volta in volta “quote” e procedure) ha catalizzato le aspettative di centinaia di migliaia di immigrati che lavorano già qui e che hanno provato a partecipare a questa vergognosa “lotteria”: solo le richieste presentate per prime (in base a ora, minuti e secondi) verranno prese in considerazione. Chi non riceverà l’agognato “nulla osta” (alcune stime parlano di oltre 300 mila persone) sarà condannato a continuare a vivere in “clandestinità”, nello sfruttamento del lavoro nero, nell’assoluta precarietà esistenziale.
Appena si insiederà il nuovo governo andrà richiesta l’immediata regolarizzazione di questi lavoratori. Hanno già dimostrato di essere socialmente integrati, di essere in possesso di professionalità e competenze, esplicitamente richieste dal “mercato del lavoro”. Negar loro una possibilità di esistenza un po’ più serena e sicura sarebbe solo un atto di crudeltà. Ma “chiedere” non basterà. Gli immigrati si devono rimettere in movimento, riprendendo il discorso iniziato con l’ultima manifestazione nazionale, quella del 3 dicembre 2005, quando un vasto settore degli immigrati e delle immigrate ha mostrato un’accresciuta consapevolezza del proprio ruolo in questo paese, ha dimostrato di essere più attivo, organizzato e coraggioso nell’affermazione della propria dignità e nella rivendicazione di pieni diritti di cittadinanza (umani, civili, politici e sociali). In quella manifestazione era palpabile un sentimento diffuso: gran parte della comunità immigrata non ha più intenzione di subire in silenzio lo sfruttamento, la discriminazione, la criminalizzazione; ha pure compreso l’importanza dell’unità o, perlomeno, della convergenza di tutte le componenti, a prescindere dalla provenienza nazionale o dalle differenti convinzioni religiose, politiche, ideologiche. Migliaia di immigrati provenienti da Africa, Asia, America Latina ed Europa orientale hanno manifestato uniti per i medesimi obiettivi: libertà e diritti per tutti, anche per i nativi, colpiti dalle politiche dei governi succedutisi negli ultimi 15 anni.Se oggi il movimento degli immigrati - su scala nazionale - è più ampio, unito e consapevole è anche grazie alle lotte di questi anni e grazie al lavoro, spesso invisibile, di quegli immigrati che hanno dato vita a comitati, associazioni, riviste e giornali, coordinamenti e reti, a livello locale, nazionale ed europeo.Ma il compito che il movimento degli immigrati ha di fronte a sé è arduo. L’eredità lasciata dal governo Berlusconi è pesantissima. Sono stati 5 anni di guerra senza quartiere contro gli immigrati. L’ultimo attacco è stato il Regolamento attuativo del Testo Unico sull’immigrazione, con le modifiche peggiorative apportate da Bossi e Fini, che ha introdotto nuovi ostacoli per il rinnovo del permesso di soggiorno, tra cui la certificazione dell’idoneità alloggiativa, rendendo più difficili le interminabili pratiche e regalando a padroni e padroncini ulteriori strumenti di ricatto nei confronti del lavoratore immigrato, già strangolato dal maledetto legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno, che ora si vede costretto a elemosinare al proprio datore di lavoro anche la dichiarazione di idoneità dell’abitazione. Più grave ancora, il decreto Pisanu, spacciato come pacchetto di “misure anti-terrorismo” e irresponsabilmente sostenuto dalla maggior parte del centro-sinistra, ha accresciuto in misura esponenziale la persecuzione nei confronti degli immigrati, additati come presunti o potenziali terroristi. In tal modo, si è rafforzata la diffidenza dei cittadini italiani nei confronti degli immigrati, soprattutto se di fede musulmana.La detenzione amministrativa nei CPT (o nei centri di identificazione) si è dimostrata essere ciò che il movimento ha sempre denunciato: una barbarie giuridica inaccettabile partorita dal governo Prodi e resa ancora più inumana dalla gestione del governo Berlusconi. L’inchiesta del coraggioso giornalista Fabrizio Gatti ha contribuito non poco a svelare cosa si cela dietro l’ipocrita denominazione dei Centri di Permanenza Temporanea. Ciononostante, esponenti di primo piano dell’Unione, come Rutelli, li difendono a spada tratta: “È impossibile abolire i centri di permanenza temporanea per immigrati. Se lo facessimo, l'Italia diventerebbe una piattaforma per centinaia di migliaia di clandestini, tra cui non si può escludere si infiltrino anche terroristi”. Sembra di ascoltare Borghezio o un caporione fascista della Fiamma Tricolore… e, invece no: è l’ex radicale, l’ex verde, l’ex sindaco di Roma, l’ex laico Francesco Rutelli, oggi leader della democristiana Margherita. (fonte:Il Manifesto, 2 novembre 2005).Come in tutta Europa, la politica dei governi (di destra o di “sinistra” poco importa, basti pensare al tanto mitizzato Zapatero che ha dato ordine di sparare sui migranti a Ceuta e Melilla, per non parlare dell’assatanato Tony Blair) è caratterizzata dalla logica della guerra interna contro gli immigrati, complementare alla guerra globale e permanente, in Iraq, Afghanistan, Palestina, Messico, Corno d’Africa, Colombia…I governi europei hanno introdotto in questi anni forme mascherate di servaggio (o semi-schiavitù) neo-coloniale: lavoro sottopagato e senza diritti (da estendere quanto prima, nelle loro intenzioni, anche ai nativi, attraverso la crescente precarizzazione del lavoro e delle condizioni generali di vita).L’Europa, nella sua competizione planetaria neoliberista punta esplicitamente sull’esclusione di pezzi interi di società, sul non riconoscimento delle diverse identità culturali, sulla repressione e sulla crescente militarizzazione delle frontiere e dei territori.La rivolta delle banlieues e delle periferie-ghetto francesi ha lanciato un segnale inequivocabile: la politica di colonizzazione interna e di “apartheid soft” produce solo sofferenze, umiliazioni, risentimento e rabbia. Eppure, la signora Livia Turco, rivolgendosi al collega Fini, qualche mese fa lo ha esortato a seguire l’esempio del ministro francese Sarkozy, perchè “per governare l’immigrazione e combattere l’illegalità (è necessaria) la combinazione di misure repressive con quelle dell’inclusione sociale compreso il diritto di voto”. (fonte: dsonline.it, 27 Ottobre 2005). Insomma, lo schieramento politico che si prepara a prendere il posto della banda Bossi-Fini-Berlusconi non promette nulla di buono.I manifestanti del 3 dicembre avevano dimostrato di averlo già ben chiaro allora.Adesso che il nuovo governo è alle porte, si pone il fatidico interrogativo: e ora che facciamo? Noi crediamo si possa e si debba fare un salto di qualità, preparando con pazienza e con il tempo necessario uno sciopero generale dei lavoratori e delle lavoratrici migranti (generalizzando la esperienza fatta nel 2002 a Vicenza). Per un giorno questo paese dovrà rendersi conto di essere cambiato e del ruolo cruciale del lavoro degli immigrati e delle immigrate. Quale che sarà la composizione del governo in carica in quel momento dovrà fare i conti con la forza moltitudinaria della comunità immigrata. È una proposta che va sottoposta alla discussione tra tutte le realtà del movimento degli immigrati e antirazzista, con la più aperta disponibilità a prendere in considerazione altre idee più efficaci o convincenti.
È una proposta ambiziosa e di complessa realizzazione, ma ci sono alcuni fatti che ci devono spingere a ricercare tutte le strade per rilanciare l’iniziativa nella società, senza delegare alla politica istituzionale la soluzione dei problemi. Tra questi fatti ne cito tre, in ordine sparso.
1. L’elezione di Giorgio Napolitano (coautore della legge sull’immigrazione in vigore) alla presidenza della repubblica italiana. Si sforzerà di essere il “presidente di tutti gli italiani”, come vuole la retorica repubblicana, ma che atteggiamento assumerà nei confronti dei cittadini immigrati?
2. Il comportamento di Bruno Ferrante, candidato sindaco del centro-sinistra a Milano, che ha preferito sottrarsi al dibattito con le associazioni di immigrati e antirazziste milanesi (che hanno preparato un “promemoria” per la futura giunta municipale, dal titolo “Città Per Tutti”, consultabile su internet all’indirizzo: cittapertutti.blogspot.com) per andare a chissà quale trasmissione televisiva.
3. Infine, passando dalle stalle alle stelle, cito un grande fatto, entusiasmante: la mobilitazione degli immigrati negli USA. Sarebbe bello provare a imitarli… prima o poi

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